Scandalo Vaticano: Sospetti anche su un Cardinale Italiano
Potrebbe esserci un cardinale italiano tra i sospettati nello scandalo che sta attraversando il Vaticano. Dopo l’arresto del maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, si continua ad indagare e non si esclude la presenza di un cardinale coinvolto nella vicenda. Secondo un monsignore della Curia, in effetti, si è soltanto all’inizio e il quadro è ben definito, altrimenti “non si sarebbe proceduto col primo arresto“. A breve dovrebbero quindi arrivare altri arresti, altri procedimenti sulla base di sospetti che fanno pensare anche ad un esponente del porporato.
Il maggiordomo è in camera di sicurezza e ha parlato con i suoi avvocati. Non si sa ancora se abbia intenzione di parlare, ma nel frattempo la gendarmeria ha controllato i documenti contenuti nelle casse che sono state portate via dall’appartamento del maggiordomo.
La Santa Sede pronta a nuovi arresti
Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa arrestato per lo scandalo Vaticano, è al momento accusato esclusivamente di furto aggravato. Dal Vaticano si attendono infatti altri risvolti per questo caso, perché tutti credono che il cameriere di Benedetto XVI non ha potuto organizzare tutto da solo. Si attendono quindi altri arresti, anche perché i documenti usciti fuori dalla Santa Sede provengono da vari uffici e quindi i sospettati potranno aumentare alla luce delle indagini, con l’analisi di email, intercettazioni, tabulati telefonici e conti in banca.
Nell’appartamento di Paolo Gabriele sono stati trovati molti documenti riservati, conservati in varie casse. Si tratta di carte che potevano trovarsi solo all’interno dell’ufficio del Papa, visto che non erano stati nemmeno archiviati nella Segreteria di Stato.
Benedetto XVI: “Addolorato e colpito”
Addolorato e colpito: sono queste le sensazioni del Pontefice, Benedetto XVI, quando ha appreso del presunto responsabile della diffusione di documenti riservati all’esterno della Santa Sede. Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, è stato arrestato dopo essere stato ascoltato in un interrogatorio che si è svolto nella mattina di venerdì. Proprio nella mattina di ieri le autorità parlavano del fermo di una persona “in possesso illecito di documenti riservati“. Documenti sono stati ritrovati anche nell’appartamento di Gabriele.
Paolo Gabriele è diventato l’aiutante di camera del Pontefice nel 2006 ed è quindi uno dei pochissimi laici che potevano circolare negli appartamenti del Papa. Ha la cittadinanza vaticana e vive con la sua famiglia in una palazzina in Vaticano. Grazie a questo ruolo poteva accedere liberamente in stanze tra le più segrete del mondo.
Trovato il “corvo”: è il maggiordomo del Papa
Il “corvo“, colui che ha fatto uscire le carte segrete del Vaticano, ha un nome: si tratta secondo l’Ansa di Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, aiutante di camera della famiglia pontificia. In pratica il cameriere del Papa, uno dei pochissimi ammessi nella cerchia privata di Sua Santità. In mattinata Gabriele, noto negli ambienti vaticani come Paoletto, sarebbe già stato ascoltato in un interrogatorio dal promotore di giustizia. La Santa Sede, tramite il responsabile della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, aveva già dato la notizia del fermo di persona “in possesso illecito di documenti riservati“.
Al momento non ci sono conferme ufficiali da parte del Vaticano sul nome della persona fermata, anche se l’agenzia stampa ha indicato in Paolo Gabriele il “corvo”.
Il caso delle carte segrete del Papa, già soprannominato Vaticanleaks, ha scosso la Santa Sede dopo la pubblicazione del libro a cura del giornalista Gianluigi Nuzzi dove sono pubblicate carte e missive segrete del Papa. Una fuga di notizie che la Santa Sede non aveva esitato a bollare come “atto criminoso“.
Gabriele lavora in Vaticano con la qualifica di “aiutante di camera”, uno dei “familiari” della cosiddetta “famiglia pontificia”, il ristrettissimo numero di persone che lavorano a stretto contatto con Benedetto XVI.
Uno dei pochi laici ammesso negli appartamenti papali, Gabriele avrebbe così sottratto documenti segreti e riservati.
“L’attività di indagine avviata dalla Gendarmeria secondo istruzioni ricevute dalla Commissione cardinalizia e sotto la direzione del Promotore di Giustizia ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati“, è stata la dichiarazione rilasciata da Padre Lombardi in mattinata. Ora il fermato è a disposizione della magistratura vaticana per ulteriori indagini.
Si tratta dell’ultimo episodio in ordine temporale dell’intricato capitolo della vicenda Vaticana e dello scontro interno che sta agitando le acque della Santa Sede e che ha portato alle dimissioni del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi.
Ior, Gotti Tedeschi indagato: “Non parlo per rispetto del Papa”
Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior (Istituto Opere Religiose), ha lasciato la presidenza dell’organismo. La decisione è arrivata dopo il voto di sfiducia ottenuto all’unanimità dall’assemblea dei votanti. Il motivo è relativo al fatto che il Presidente non avrebbe “svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio“. La Santa Sede ha comunicato la novità nella sala stampa, dopo la riunione del Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto, riunito in sessione ordinaria.
Una nota del Consiglio spiega: “I membri del Consiglio sono rattristati per gli avvenimenti che hanno condotto al voto di sfiducia, ma considerano che quest’azione sia importante per mantenere la vitalità dell’Istituto. Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente Presidente, che aiuterà l’Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l’Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standards bancari internazionalmente accettati“.
Attualmente il nuovo presidente è Ronald Hermann Schmitz, fino a ieri vicepresidente dell’Istituto. Gotti Tedeschi però si difende dalle accuse mosse nei suoi confronti, con delle dichiarazioni ben precise: “Sono dibattuto tra l’ansia di spiegare la verità e il non voler turbare il Santo Padre“.
Gotti Tedeschi poi ha continuato: “Il mio amore per il Papa prevale anche sulla difesa della mia reputazione vilmente messa in discussione“. In pratica il banchiere cattolico non vuole spiegare quelle che ritiene siano le reali motivazioni della sfiducia nei suoi confronti, perché il Papa potrebbe rimanere turbato.
Si tratta anche di un modo per far capire chiaramente che Benedetto XVI non è intervenuto sulla questione e quindi non è responsabile della rottura con il Consiglio. Quel che è certo è che non ci sono stati rapporti di stretta amicizia tra Gotti Tedeschi e diverse persone, come il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone.
Non si sanno le reali cause, ma potrebbero aver influito le lettere di Gotti Tedeschi pubblicate sul libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi o anche la scelta di non rilanciare nell’asta per la rilevazione dell’ospedale San Raffaele.
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