Gardaland, l’oasi del divertimento
Castelnuovo del Garda è un comune veneto che vanta circa 12.000 abitanti e sorge a ovest di Verona.
Presentato in questi termini sembra un ordinario borgo di provincia, un
paese insomma che non ha molto da dire – o da far ricordare – ai
cittadini italiani. In realtà le cose non stanno affatto così. Per
rimuovere dalla mente della popolazione la patina di anonimato che ne
ricopre il nome basta semplicemente pronunciare una parola magica: Gardaland.
Castelnuovo del Garda infatti è il paese che ospita entro i propri confini il parco dei divertimenti
più famoso d’Italia. La rinomata oasi del divertimento nazionale ospita
annualmente milioni di visitatori in cerca di svago, sedotti dalle
numerose attrazioni che trovano spazio su di un’area vasta 600.000 metri
quadrati. Sono davvero pochi coloro che non ci sono mai stati o che non
hanno un parente, un amico o un collega di lavoro che abbia vissuto
almeno una volta questa divertente esperienza.
Il ricordo personale della gita in terra veneta è quanto mai piacevole.Partenza all’alba dalla Toscana
per giungere a destinazione poco prima dell’apertura e non perdere
neppure un istante della vita griffata Gardaland. Un viaggio di qualche
ora trascorso in parte a sonnecchiare sui sedili ed in parte a scrutare
il paesaggio oltre i finestrini. Un parcheggio vastissimo che accoglie
tutti i mezzi pesanti è il segnale dell’arrivo. In un batter d’occhio
sono dentro e non posso far altro che ammirarne, con un pizzico di
sorpresa, la bellezza. I giardini sono curatissimi, il personale è
sorridente e le giostre lasciano senza fiato sia per le imponenti
dimensioni che per il look ammiccante. Come non essere travolti
immediatamente da un’ondata di buon umore? Impossibile.
La mappa del parco indugia a lungo tra le mani poiché la mente non
riesce a guidare gli occhi sulla prima destinazione. La selezione non è
facile data l’offerta: attrazioni acquatiche, meccaniche, tematiche e
spettacoli vari costituiscono un menù assai goloso. Opto per “Jungle Rapids”,
un percorso a bordo di un gommone circolare attraverso uno scenario che
riproduce la giungla birmana, e non me ne pento. Le correnti delle
rapide mi trascinano tra magnifici templi e antiche rovine,
invogliandomi a fare un secondo giro. Di seguito è il turno di “Fuga da Atlantide”,
dove un barcone mi conduce, sollevando una notevole quantità d’acqua,
lungo uno scivolo assai ripido. Non mi lascio poi sfuggire l’occasione
di fare un giro panoramico sulla monorotaia che viaggia senza sosta
sopra le teste dei turisti e proseguo la giornata dividendomi tra “I
corsari”, “La valle dei re”, “Colorado boat”, “Palablu” e quant’altro
riesco a concedermi.
Man mano che le lancette dell’orologio avanzano nel quadrante, la
folla si fa più nutrita ed il problema che si pone è quello delle lunghe
code. L’accesso alle giostre migliori, infatti, è segnalato da un lungo
serpentone di gente e per non perdere troppo tempo, spesso tocca
dirigersi altrove.
Per godersi appieno tutto ciò che il parco ha da offrire non è
sufficiente un solo giorno. Molti, difatti, scelgono di pernottare in
loco proprio per godere di una seconda opportunità. Per me, invece,
l’avventura si conclude in poche ore, ma il ricordo non svanisce.
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