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Lui, Lei, la coppia Il retrogusto è sempre amaro

2/09/2012 Rosaria Magnisi 0 Comments

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IL GRANDE TEATRO. In scena il testo di Schmitt con la regia di Maggi. Tra Paolo Valerio ed Elena Giusti, in «Piccoli crimini coniugali», una partita a scacchi dopo quindici anni di unione, rancori e bugie
Paolo Valerio e Elena Giusti in «Piccoli crimini coniugali» FOTO BRENZONI
Chi conosce Eric-Emmanuel Schmitt sa che la sua scrittura insegue la perfezione della simmetria. Ingegneria della struttura e degli equilibri. I suoi testi sono scatole cinesi che si aprono l'una dentro l'altra svelandoci che l'ultimo contenuto è un vuoto abissale. Una «mise en abyme» direbbero i francesi, in cui ci si specchia all'infinito fino a perdersi dentro. Rappresentare Piccoli crimini coniugali,
come in questi giorni al Teatro Nuovo per «Il Grande Teatro», è sfidare
quel gioco dove i quadri sono uno collegato all'altro: entrare e uscire dalla scatola della verità, passare poi nella scatola della finzione e ancora nella scatola della verità, all'infinito.
In ogni scatola i protagonisti (nell'originale Gill e Lisa) si trovano a loro agio come lo sono i giocatori di una interminabile partita a scacchi. La regia di Alessandro Maggi ha deciso di usar una scatola sola, un salotto borghese ordinato e pulito dalle sbavature della vita.
Qui si dibattono nel ring del loro matrimonio Lui e Lei, Paolo Valerio ed Elena Giusti. Generici (e simbolici) rappresentanti della coppia che tanto Noè si prodigò di salvare. Quindici anni di matrimonio, quindici anni di
Zoom Foto rancori, bugie, cose non dette e impalcature per sostenere tutto questo. 
Ora si ritrovano, forse per recuperar un filo, forse per trovare nell'inferno calviniano qualcosa da salvare. Il passato ritorna, il presente chiede verità, il futuro un obiettivo che sembra non prescindere dal sistema binario dell'esser maledettamente in due.
Loro tornano da un ospedale, lui ha perso la memoria, lei ha segreti da nascondere. Si scopre che Lei lo ha colpito per ucciderlo. Si scopre che Lui non ha perso la memoria. La commedia diventa thriller. Il dialogo diventa una trappola di inganni e trabocchetti Inizia il gioco degli specchi, dei rovesciamenti, della scacchiera, ma tutto rigorosamente simmetrico. Le parti si invertono, i ruoli pure. La verità, quella su cui dovrebbe imbastirsi la struttura dei dialoghi, va avanti indietro nel tempo fino a perdersi. Paolo Valerio ed Elena Giusti giocano la loro partita in bianco e nero. Mosse contro mosse, stilettate a doppia lama, Bergman insegna.
Sulla scacchiera ingrigita scivolano alfieri, re e regine di una sfida tutta mentale di una agonia in crescendo e fredda. Valerio e Giusti tengono quella temperatura, sintonizzandosi su morbidi jazzati che scandiscono i quadri, svuotandosi come le cornici appese alle pareti. Lui è vestito di nero e bianco, lei pure ma qui interessa la somma: il grigio. Il grigio che annulla picchi e abissi in nome di una convivenza a due possibile o almeno accettabile.
C'è una misura che prevale, un confine dentro cui Valerio e la Giusti stanno parimenti. Cornici tenui, sottili, assolutamente composte nel bon ton. Perché la partita dell'usura reciproca si gioca anche sui ritmi, sui toni e «dandosi del lei». Non c'è bisogno di verosimiglianza o immedesimazione, sembrano dirci i due attori, basta la semplicità. Il testo raggela il recitato, irrigidisce e rende inutili fronzoli e forzature.
L'amaro rimane come un retrogusto, dissolvenza al nero, come quella che separa i quadri. Forse c'è un filo rosso come la copertina di un solo libro in scena. Forse un filo che cerca calore e la forza dell'amore. Forse c'è anche un po' di teatro nel teatro con Valerio che legge l'incipit di Piccoli crimini coniugali. Forse, ma il grigio soffoca i colori e pure la luce.
Repliche fino a sabato alle 20,45 e domenica alle 16.
Simone Azzoni http://www.larena.it/stories/334_teatro/331895_lui_lei_la_coppia_il_retrogusto__sempre_amaro/ 

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